Walter e la testimonianza della vita dei più fragili: un cammino di speranza

Walter, uno dei nostri fratelli senza fissa dimora, ci ha lasciato da poco. Vogliamo condividere una riflessione che ci sta molto a cuore: anche la persona più povera, quella più fragile, quella che ha frequentato le nostre strutture per anni, ha sempre un desiderio profondo di comunicare la vita che porta dentro di sé. Dopo anni trascorsi in dormitori, spesso emerge una stanchezza, ma al tempo stesso, inizia un percorso di riscatto: magari attraverso una borsa lavoro, nella quale mettono tutta la loro anima, o attraverso la costruzione di nuovi legami. In questo processo, il rapporto con le istituzioni può allentarsi, ma la ricerca di dignità e autonomia non si ferma. La missione della Caritas ha un’importante funzione pedagogica, che si manifesta anche nella difesa dei poveri attraverso quello che definiamo “advocacy”. È per questo che il 25 ottobre, dalle 9:00 alle 13:00, ci riuniremo presso il Palazzo Vescovile di Pavia, nella Casa del Vescovo, per onorare il nostro impegno di servire i poveri. Non si tratta solo di assisterli nella loro condizione attuale, ma anche di riflettere insieme su come possiamo offrire loro una prospettiva di speranza. All’evento parteciperanno Monsignor Vescovo, Don Dante, Fra Enrico Russotto – un frate francescano che anima la comunità di Canepanova – e suor Mabel, la vicedirettrice della Caritas. Tra gli ospiti ci sarà anche Luciano Guazzetti, direttore della Caritas Ambrosiana e dell’Opera Cardinal Ferrari. Insieme, discutiamo su come accompagnare le persone più emarginate, spesso giudicate ed etichettate dalla società a causa delle loro dipendenze o situazioni di vita difficili. Questo approccio risale a una vecchia intuizione sociologica che tendeva a classificare le persone in base ai loro gruppi di appartenenza. Noi, invece, vogliamo affermare che in ogni Walter, così come in ognuno dei nostri fratelli, c’è una vita che resiste. Anche di fronte alle difficoltà – il carcere, la dipendenza, l’emarginazione – emerge un desiderio di vita che porta con sé una speranza che non delude. È proprio attraverso microprogetti e piccole realizzazioni che possiamo contribuire a ricostruire l’identità di queste persone. Scopriamo così uomini e donne che, pur vivendo in condizioni di marginalità, sono interiormente liberi. Nel servire i poveri, ci liberiamo a nostra volta da sovrastrutture che spesso ci impediscono di vedere la realtà con chiarezza. Pensiamo a Foucault, che nella sua tesi di dottorato degli anni ’60 descrisse per oltre 900 pagine la follia del mondo, per concludere che è lo sguardo che cambia tutto. Ecco, il convegno del 25 ottobre sarà proprio un’occasione per cambiare il nostro sguardo sulla vita dei poveri e per riflettere sulla possibilità di servirli con amore e fedeltà, nel rispetto del Vangelo e della vita vera, quella che si presenta anche quando è segnata dalla povertà.

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